Trump propone un "Accordo di Pace Nucleare Verificato" con l'Iran, esprimendo la preferenza per la diplomazia rispetto all'azione militare e chiedendo negoziati immediati.
Nonostante la sua difesa della diplomazia, Trump ha emesso contemporaneamente un ordine esecutivo che reintroduce la sua politica di sanzioni "massima pressione" dalla sua prima amministrazione.
La campagna di sanzioni mira a fermare completamente le esportazioni di petrolio dell'Iran, concentrandosi in particolare sulle esportazioni verso la Cina, che attualmente riceve circa 1,7 milioni di barili al giorno.
Il Ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha risposto definendo la strategia della massima pressione un "esperimento fallito" mentre indicava apertura a discussioni sul loro programma nucleare.
L'ordine esecutivo include la revisione e potenziale revoca delle deroghe alle sanzioni esistenti, comprese quelle relative al progetto del porto di Chabahar gestito dall'India.
Le esportazioni di petrolio iraniano erano precedentemente scese da 3 milioni di barili al giorno nel 2018 a 420.000 barili al giorno a dicembre 2019 sotto le sanzioni del primo mandato di Trump.
Attualmente l'Iran mantiene una "flotta ombra" di petroliere che operano al di fuori dei servizi bancari e assicurativi occidentali per aggirare le restrizioni statunitensi.
I mercati petroliferi hanno mostrato una reazione limitata all'annuncio di Trump, con il Brent che è sceso dell'1% poiché i trader dubitano della capacità di bloccare completamente le esportazioni iraniane.
Gli analisti suggeriscono che l'Iran potrebbe diventare uno strumento negoziale nei colloqui commerciali tra Stati Uniti e Cina, con la Cina potenzialmente disposta a ridurre le importazioni di petrolio iraniano mentre modernizza il suo settore di raffinazione.
Gli analisti iraniani indicano che Teheran probabilmente respingerebbe qualsiasi accordo che tentasse di limitare il loro programma di missili balistici, che considerano il loro deterrente principale.
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